mercoledì 22 ottobre 2014

Henri Cartier-Bresson all'Ara Pacis


Lo spazio espositivo dell'Ara Pacis, dal 26 settembre al 25 gennaio 2015, ospita oltre 500 opere del grande fotografo Henri Cartier-  Bresson  tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti, riunendo le più importanti icone ma anche le immagini meno conosciute del grande maestro.

Il genio della composizione, la straordinaria intuizione visiva, la capacità di cogliere al volo i momenti più fugaci ma anche più significativi, fanno di Henri Cartier-  Bresson (1908 – 2004) uno dei più grandi fotografi del Ventesimo secolo. Lungo tutta la sua carriera, percorrendo il mondo e posando lo sguardo sui grandi momenti della Storia, Cartier-Bresson è riuscito sempre a unire la poesia alla potenza della testimonianza. Dal Surrealismo alla Guerra Fredda, dalla Guerra Civile Spagnola alla seconda Guerra Mondiale e alla decolonizzazione, Cartier-Bresson è stato uno dei grandi testimoni della nostra storia; "l’occhio del secolo", come giustamente viene chiamato.


La Location è favolosa, peccato per l'esposizione. La mostra vuole percorrere i decenni che si sono seguiti del secolo scorso attraverso  gli occhi del fotografo. Sfortunatamente l'organizzazione non è stata all'altezza della qualità delle opere. Troppe le opere esposte in uno spazio ridotto e senza l'evidenza di un percorso logico. 


From 26 September 2014 to 25 January 2015, the Ara Pacis Museum of Rome will host a retrospective exhibition of Henri Cartier-Bresson . Over 500 items including period photographs, drawings, paintings, films and manuscripts, his most famous images and those less known, and rare and unedited documents are brought together providing an in-depth picture of the extraordinary work of this great photographer and chronicler of our times


Compositional skill, extraordinary visual intuition, and the ability to seize upon the most fleeting but also most important moments, made Henri Cartier-Bresson (1908 – 2004) one of the greatest photographers of the twentieth century. Throughout his career, while travelling the world and witnessing history’s greatest moments, Cartier-Bresson was always able to unite poetry with the power of documentation. From Surrealism to the Cold War, from the Spanish Civil War to the Second World War and Decolonization, Cartier-Bresson was one of the greatest chronicles of our history; the “eye of the century”, as he is rightly called.


The location is fabulous, but not so good for the show. The exhibition will travel the decades that have followed in the last century through the eyes of the photographer. Unfortunately, the organization was not up to the quality of the works. Too many works on display in a small space and with no evidence of a logical path.








Ecco alcune delle fotografie esposte
Here are some of the photographs on display

Hyères, Francia, 1953 

"Il fotografo (e pazienza se sembra maleducato) deve prendere la vita di sorpresa, alla sprovvista. Deve tendere agguati, fare la posta alla sua preda, prevedere cosa accadrà quando lei sarà presente, a portata di sguardo, rendersi invisibile per poi sferrare l'attacco."

"The photographer (nerver mind if he appears badly brought up) has to take life by surpirese, as soon as he opens his eyes. He needs to be on the alert, stalk his prey, foresee what is going to happen and once it is there within his reach, curl up into a ball to pounce even more effectively."
Bruxelles, 1932
Dietro la stazione di Saint-Lazare, Parigi, 1932

Firenze, 1933
"La fotografia è per me il riconoscimento nella realtà di un ritmo di superfici, di linee e di valori. L'occhio ritaglia il soggetto e alla macchina non resta che fare il suo lavoro, cioè esprimere sulla pellicola la decisione dell'occhio."

"Photagraphy implies the recognition of a rhythm in the world of real things. What the eyes does is to find and focus on the particular subject within the mass of reality; what the camera does is simply to register upon film the decision made by the eye."
Livorno, 1932

Città del Messico, 1934

Jean-Paul -Sartre, 1946

Nudo, Italia, 1933

Madrid, 1933
Trafalgar Square il giorno dell'incoronazione di Giorgio VI, Londra, 1937
Alberto Giacometti, 1961

A. Giacometti, Rue D'Alésia 1961



Sifnos, Grecia, 1961

L'Aquila, 1952

Brie, Francia, giugno 1968


Cremazione di Gandhi, India, 1947

Raduno, Parigi, 1954
"Sono gli scatti a trovarmi e non il contrario."
"The photos take me, not the other way round."
Istanbul,1965

Newcastle-on-Tyne, Inghilterra, 1978
Simiane-la-Rotonde, Francia, 1970
Ivry-sur-Seine, Francia, 1955


Cella di una prigione modello, U.S.A., 1975
Centro spaziale J.F. Kenned, Florida, U.S.A., 1967

e per concludere, un tema da non dimenticare mai....
and finally, a subject never to be forgotten ....

"Nel 1934 in Messico ho avuto molta fortuna. ho dovuto solo spingere una porta. Due lesbiche stavano facendo l'amore. Era una scena così voluttuosa, così sensuale... I volti non si vedevano. Ho scattato. E' stato un miracolo aver potuto vedere quella scena. Non c'era niente di volgare: era amore fisico in tutta la sua pienezza. Non avrei mai potuto metterle in posa."
"In Mexico in 1934, I had a stroke of luck. I just needed to push open a door. Two lesbians were making love. It was so incredibly voluptuous and sensual... I couldn't see theri faces. I pushed the shutter. It was a miracle to have been given this opportunity. There is nothing obscene about it. It is the sheer fulfilment of physical love. I would never have succeeded in getting them to pose."


I was wearing:
JACKET: Mangano
T-SHIRT: Intimissimi
JEANS: Guess
 BAG: Guess
SHOES: Guess
EARRINGS: Handmade by Murano





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